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Revamping & Usato, incentivi si o no?
Il Piano Nazionale Transizione 4.0 prevede incentivi per l’acquisto di macchinari nuovi ma anche per il revamping o ammodernamento di quelle usate purché siano soddisfatti determinati requisiti. Tuttavia in alcuni casi il beneficio fiscale potrebbe non essere conveniente, soprattutto se le macchine utensili usate sono di recente costruzione. E ora i commercianti del settore interpellano le istituzioni.

di Marinella Croci

Nell’ultimo biennio il commercio di macchine utensili usate lamenta un forte calo del fatturato quale conseguenza della dilagante pandemia, ulteriormente aggravato dalle recenti agevolazioni fiscali nell’ambito del Piano Nazionale Transizione 4.0 concesse sull'acquisto di macchinari nuovi. Questi benefici sono applicabili anche in caso di revamping di macchine utensili obsolete ma, paradossalmente, la situazione si complica quando le macchine sono più recenti, già dotate di controllo e dispositivi avanzati. Al dibattito interno per trovare soluzioni concrete ha fatto seguito la presa di posizione di numerosi commercianti del settore, determinati a portare la questione sulla scrivania del MISE.
Abbiamo incontrato Monia Giustozzi, presidente di MGM Macchine Utensili, che rappresenta una cinquantina di commercianti preoccupati per il futuro della propria attività in quanto temono di essere esclusi dalla misura Transizione 4.0. Allo stesso tempo, abbiamo approfondito l’argomento dei benefici fiscali previsti in caso di revamping partecipando a un webinar sul tema organizzato il 25 marzo scorso da CEU Centro Esposizioni UCIMU, Fiere di Parma e dalla rivista “l'industriale”. (Video integrale del webinar al link: https://youtu.be/hRDFXwlQzSQ )





Clienti e fornitori di usato
L’acquirente di macchine utensili usate si caratterizza per budget limitato, dovuto a esigenze produttive variabili, lotti ridotti da produrre, pezzi di ‘nuova’ produzione e quindi macchine da ‘provare’. Una decisione frutto di scelte aziendali oppure quale conseguenza di mancati finanziamenti leasing o bancari, che limitano l’acquisto dei macchinari costosi. Delineare il profilo del commerciante è invece più complesso per l’eterogeneità dei player: commercianti che vendono esclusivamente macchine usate, con proprio magazzino e addetti tecnici per revisioni e service post vendita; commercianti specializzati in sole revisioni; distributori / importatori di macchine nuove e, al tempo stesso, commercianti di usato; agenti plurimandatari di macchine nuove e usate; costruttori di macchine nuove che diventano a loro volta commercianti dell’usato ritirato in permuta del nuovo.
Una moltitudine di player che operano sul mercato incrociandosi frequentemente nelle diverse attività. Si, perché la macchina utensile usata viene ritirata anche dal costruttore o dal rivenditore quando la vendita del nuovo va a buon fine, con la necessità di rivenderla poi direttamente o tramite la rete dei commercianti di usato. A sua volta il commerciante di usato può acquistare o essere incaricato della vendita della macchina oggetto di permuta. Più frequentemente si tratta di acquisti all’interno dei Paesi UE oppure da attività cessate così come da officine meccaniche che vendono le macchine per mancato utilizzo o cambio di produzione. Il panorama è ulteriormente complicato dall’inserimento di numerosi altri operatori che svolgono attività di consulenza, dai procacciatori d’affari alle società che operano nel mercato delle aste, definiti commercianti occasionali, il cui operato è difficilmente quantificabile.





Quando l’usato è recente
Il settore dell’usato negli ultimi due anni ha registrato un notevole calo del fatturato sul quale hanno pesato agevolazioni fiscali come il Super Ammortamento e l’Iper Ammortamento, più frequentemente applicate ai macchinari nuovi. Recentemente la situazione del comparto si è ulteriormente aggravata in seguito all’introduzione del credito d’imposta del Piano Nazionale Transizione 4.0, che consente di ‘alleggerire’ fino al 50% il costo del bene nuovo e che si aggiunge al 10% della Sabatini, come spiega Monia Giustozzi, MGM Macchine Utensili:  “I macchinari d’occasione attualmente a magazzino sono stati acquistati nell’ultimo biennio con valutazioni congrue con il mercato e lo sarebbero tuttora se queste agevolazioni comprendessero anche i macchinari usati già dotati di CNC e di interconnessione digitale: la digitalizzazione dovrebbe essere riferita a qualsiasi bene che possa essere interconnesso in azienda, indipendentemente dal fatto che sia nuovo o usato. Se poi gli incentivi sono da intendersi per la crescita della produzione italiana, allora dovrebbero essere applicabili ai soli macchinari “Made in Italy” e non a quelli di importazione. Le macchine recenti o con alti standard meccanici / elettrici ed elettronici - precisa - sono già allineate a quelle di nuova produzione e quindi non necessitano di revamping totale, che porterebbe l’usato ad avere un costo pari a quello del nuovo, quindi a essere fuori mercato”.


Monja Giustozzi: presidente della MGM Macchine Utensili

Sono questi i dubbi (e le contestazioni) che accomunano i commercianti di ‘usato di qualità’, secondo i quali le minori vendite hanno portato a giacenze medie elevate con conseguenti problemi logistici e minori acquisizioni. Senza contare che i valori di mercato delle macchine usate nei Paesi UE sono più alti e non hanno subito variazioni. Allo stesso tempo una valutazione ‘ribassata’ dell’usato avrebbe ripercussioni sulla vendita delle macchine nuove qualora il cliente decidesse di dare in permuta il proprio macchinario usato per mancanza di spazio in officina o per realizzare parte dell’investimento iniziale. Effetto boomerang.



Aspetti tecnici e benefici fiscali
A volte la macchina utensile usata necessita del cosiddetto ‘revamping’, termine che include la sostituzione delle parti usurate oltre a ulteriori interventi migliorativi per contenere i costi di produzione, ridurre le dimensioni (layout), migliorare l’affidabilità del sistema di controllo e della sicurezza nonché favorire l’interconnessione dei dati aziendali con quelli di produzione. Tali interventi sono necessari per le macchine immesse sul mercato prima del 1996 e per alcune tipologie di grandi dimensioni o di nicchia.
Per Industria 4.0 il 'revamping' è tale solamente se possiede cinque requisiti: controllo tramite CNC o PLC, interconnessione ai sistemi informatici con caricamento di istruzioni da remoto, integrazione automatizzata con il sistema logistico della fabbrica o con la rete di fornitura o altre macchine del ciclo produttivo, interfaccia uomo macchina intuitiva, rispondenza ai parametri di sicurezza, salute e igiene sul lavoro.
Sono inoltre necessari altri due requisiti a discrezione tra sistemi di telemanutenzione o controllo da remoto, sensoristica per monitoraggio continuo dei parametri di processo, integrazione macchina o simulazione (sistema cyberfisico).





“In presenza di questi requisiti - spiega l’ing. Barbara Bellagente della società di compliance normativa e legislativa TiFQ nonche relatrice al webinar del 25 marzo - si applica il concetto di Industria 4.0, che implica modifiche sostanziali del bene tali da ottenere un prodotto nuovo e non più equivalente a quello originario. Il soggetto che opera tali cambiamenti è considerato alla stregua di un costruttore, con tutto ciò che ne consegue: obbligo di marcatura CE, targa CE, dichiarazione di conformità CE, istruzioni (manuali d’uso) e fascicolo tecnico con analisi del rischio, in conformità con ISO 12100 o secondo la norma generale che regola il prodotto specifico.
Un insieme di operazioni a carico del soggetto che effettua il revamping equivalenti a quanto viene richiesto per immettere una macchina nuova sul mercato”
. E conclude: “La spesa di progettazione, applicazione di nuovi sistemi e modifiche  avvicina il costo a quello della macchina nuova”.
È evidente che quando il concetto di Industria 4.0 viene applicato alle macchine usate di recente costruzione ne risente il fattore convenienza. È dunque consigliabile decidere a priori se effettuare un revamping pesante oppure limitarsi al retrofitting e non ricadere nella questione delle modifiche sostanziali.
L’Ing. Paolo Gianoglio, dell’ente di certificazione ICIM Group, precisa che “non esiste una definizione univoca di revamping o retrofitting ma in base al documento MISE sui ‘Profili tecnologici Iper e Super Ammortamento’ del 19 maggio 2017 si parla di revamping quando la macchina produrrà qualcosa di diverso mentre si tratta di ammodernamento se non avviene una sostanziale modifica della macchina. Qualora su una macchina esistente vengano installati dispositivi elencati nel secondo gruppo dell’Allegato A (Sistemi per l’assicurazione della qualità e la sostenibilità), non si rientra nella definizione di revamping perché non vengono modificate le capacità della macchina. Tuttavia i nuovi dispositivi installati per l’interconnessione al sistema di gestione aziendale potrebbero usufruire dell’agevolazione, come nel caso della sensoristica aggiunta ai fini dell’assicurazione qualità. Il tema vero è il requisito della novità: gli incentivi riguardano investimenti in beni strumentali nuovi”.
La circolare AdE 4/E del 30 marzo 2017 sui beni strumentali controllati da sistemi computerizzati precisa che, nel caso di beni complessi ai quali contribuiscano anche beni usati, il requisito di novità sussiste in relazione all’intero bene purché l’entità del costo relativo ai beni usati non sia prevalente rispetto al costo complessivamente sostenuto.
“Nell'ipotesi di acquisto di una macchina già riammodernata - conclude l'Ing. Gianoglio - sarà il cedente a indicare che il costo del bene usato non è prevalente rispetto al costo complessivo. E se il bene complesso è considerabile nuovo, il costo complessivamente sostenuto per l’acquisto del bene potrà essere agevolato”.
Per investimenti in beni con valore superiore a 300 mila euro è obbligatoria la perizia o attestazione di conformità, equivalenti dal punto di vista legale: la perizia, non necessariamente giurata, viene effettuata da un perito industriale o ingegnere iscritti ai rispettivi albi e con terziarità rispetto alle tecnologie messe in opera dall’azienda. L’attestazione viene rilasciata da un ente accreditato da Accredia.

Revamping in numeri
Il Centro Studi UCIMU ha elaborato la prima indagine del settore revamping suddividendola in una analisi quantitativa dei dati di bilancio delle aziende individuate e in un approfondimento di carattere qualitativo.
L’indagine ha analizzato un campione di 151 imprese attive nel settore, prevalentemente di micro o piccole dimensioni, con fatturato tra 1 e 5 milioni di euro e mediamente 10 addetti ma con un livello elevato di valore aggiunto/ricavi pro-capite. La distribuzione è prevalente in Lombardia (44,4%), seguita da Triveneto (18%), Emilia Romagna (17%) e Piemonte (13%).







Secondo le statistiche, nel 2019 le 151 imprese del campione occupavano 1.724 addetti (+6,3% rispetto al 2018) registrando ricavi per 631,7 milioni di euro (-6,8% rispetto al 2018), andamento simile a quanto riscontrato per il comparto macchine utensili, robotica e automazione del nuovo. Il 30% del fatturato degli intervistati è dato dal revamping, che per alcuni raggiunge punte del 70-80% del fatturato. Il 55% ritiene che la contrazione della domanda sia riconducibile al fatto che i clienti hanno preferito macchine utensili nuove mentre il 10% non è in grado di valutare gli effetti degli incentivi sul revamping.







Valutando invece gli effetti della pandemia, per il 41% degli intervistati il mercato si è ridotto perché le imprese hanno rinnovato le proprie linee produttive con macchinari nuovi; il 34,5% riconduce la contrazione al calo degli investimenti; per il 14% il mercato è cresciuto perché i clienti hanno investito a costi contenuti adeguando i macchinari esistenti mentre per il 10% non ci sono stati effetti significativi. In termini di sostenibilità, per il 40% sia il risparmio energetico sia l’aumento di efficienza non sono calcolabili mentre il 31% dichiara un risparmio energetico del 10-25% e il 37% indica un incremento dell’efficienza del 10-25%, per il 20% l’incremento dell’efficienza è oltre il 25%.
Infine la riduzione dell’inquinamento per il 43% si ottiene con l’installazione di sistemi di filtraggio liquidi, con sistemi di filtraggio aria (40%), tramite riduzione degli scarti di lavorazione (10%); per il 6,7% il revamping non ha alcun effetto sulla riduzione dell’inquinamento.







Usato, lo storico associativo
Il settore delle macchine utensili usate è ben più articolato rispetto a quanto si possa immaginare.
Le ultime statistiche ufficiali risalgono al 2007 quando i commercianti erano raggruppati nella EAMTM Italia, la branch italiana della omonima Associazione europea con sede a Bruxelles.
Allora si parlava di circa 350 imprese italiane operanti nel settore e dotate di proprio magazzino oltre a un numero difficilmente quantificabile di commercianti definiti occasionali.
Negli anni successivi è stata fondata un’Associazione tutta italiana, l'AIMUU Associazione Italiana Macchine Utensili Usate, poi sciolta nel 2015.
Da allora il settore non è più organizzato ma il suo peso economico e gli ultimi sviluppi porterebbero a ricostituire un profilo associativo per una adeguata rappresentatività istituzionale.

Come cambia il credito d’imposta
Il Piano Nazionale Transizione 4.0, su cui è fondato il Recovery Fund, mira a stimolare gli investimenti privati oltre che a dare stabilità alle imprese con misure in vigore da novembre 2020 fino a giugno 2023.
Con il credito d’imposta vengono supportate le imprese che investono in beni strumentali nuovi, materiali e immateriali, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale della produzione.
I beni incentivati sono quelli riportati nell’All. A della legge di Bilancio 232/2016: beni strumentali controllati da sistemi computerizzati o gestiti tramite sensori e azionamenti, una macro-categoria che comprende 12 sottocategorie di macchine e impianti, oltre al revamping di beni già esistenti. I nuovi crediti d’imposta hanno durata biennale, con la possibilità di rientrare nella misura versando una caparra pari al 20% dell’importo per l’acquisto del bene strumentale entro il 31 dicembre 2022 con consegna prevista entro giugno 2023.
La misura opera una distinzione per dimensioni dell’azienda, importo investito e tipologia dell’investimento, con l’estensione del credito d’imposta su tre anni anziché cinque.
In definitiva, per investimenti in beni materiali e immateriali non 4.0 (altri beni strumentali materiali, ex Super Ammortamento, non inclusi nell’allegato A) è riconosciuto un credito d'imposta del 10% per il solo 2021, che nel caso delle PMI (con ricavi o compensi fino a 5 milioni di euro) sarà fruibile in un anno; il credito d’imposta scende al 6% nel 2022.
Per gli investimenti in beni materiali 4.0 (beni strumentali tecnologicamente avanzati, allegato A, legge 11 dicembre 2016, n. 232 - ex Iper Ammortamento) fino a 2,5 milioni di euro è riconosciuto un credito d'imposta del 50% del costo nel 2021 e del 40% nel 2022, che scende rispettivamente al 30% e al 20% del costo per investimenti da 2,5 a 10 milioni di euro; per investimenti tra 10 e 20 milioni di euro l’aliquota sarà unica del 10%. Per i beni immateriali 4.0 il credito d’imposta sarà pari al 20% con massimale fino a 1 milione di euro.
Il piano si applica inoltre agli investimenti nel lavoro agile (15% tax credit), R&S (20%), innovazione tecnologica (10%), innovazione green e digitale (15%), design e innovazione estetica (10%) nonché formazione 4.0, con massimali differenziati.
L’incentivo è applicabile solamente se i beni rispondono ai 5 + 2 requisiti come riportato nell’articolo.


Hanno collaborato alla realizzazione di questo articolo:
- Direzione Tecnica UCIMU-Sistemi per Produrre, Cinisello Balsamo (MI)
- Centro Studi & Cultura di Impresa UCIMU-Sistemi per Produrre, Cinisello Balsamo (MI)
- TiFQ Srl - Tools & Innovation for Quality, Sesto San Giovanni (MI)
- ICIM Group Srl - Ente di certificazione indipendente, Sesto San Giovanni (MI)

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