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“A.P.I. l’innovazione per l’Industria 4.0”: le pmi lombarde ci credono, ma la strada è ancora lunga


Industria 4.0, smart factory e quarta rivoluzione industriale: tre diversi termini per esprimere un solo concetto, ovvero la completa integrazione dei processi di produzione industriale attraverso l’utilizzo di strumenti e dispositivi in grado di rendere le fabbriche intelligenti, trasformando gli ecosistemi da chiusi in piattaforme più aperte, complesse e distribuite, per garantire nuovi servizi come la diagnostica degli impianti, la manutenzione predittiva e l’ottimizzazione dei consumi, anche da remoto.
Questi gli importanti argomenti trattati oggi nel corso dell’evento organizzato dall’associazione dal titolo: “A.P.I.: innovazione per l’Industria 4.0” presso il Samsung District a Milano.
Il dibattito ha visto la partecipazione di Luca Del Gobbo, assessore all’Università, Ricerca e Open Innovation di Regione Lombardia, Antonio Bosio, product & solutions director Samsung Electronics Italia, Giovanni Anselmi, delegato A.P.I. al tema Industria 4.0 e Paolo Galassi, presidente A.P.I. Per toccare con mano cosa vuol dire per una pmi diventare 4.0 gli imprenditori associati Italo Moriggi, fondatore di Skorpion Engineering e Marco Ungari, amministratore Ungari Group, hanno presentato le loro storie aziendali. La tavola rotonda è stata moderata da Giuseppe Stigliano, docente di retail & brand communication all’Università IULM di Milano.
Hanno aperto i lavori Mario Levratto, head of marketing and external relations Samsung Electronics Italia e Stefano Valvason, direttore generale A.P.I.
In che misura le piccole e medie industrie stanno trasformando i loro reparti produttivi in ottica smart factory? E ancora, sono già state adottate innovative tecnologie abilitanti o aggiunte risorse – informatiche e umane – necessarie per evolvere nell’Industria 4.0? E, non meno importante, quali sono i benefici attesi in termini di aree e processi aziendali?
Su questi e altri temi le imprese associate ad A.P.I. – Associazione Piccole e Medie Industrie – hanno espresso la propria opinione all’interno di un sondaggio promosso, in collaborazione con Samsung Eletronics Italia, in occasione dell’evento “A.P.I. l’innovazione per l’Industria 4.0”, con l’intento di delineare uno scenario su come le pmi lombarde si stanno preparando a questo importante cambiamento: uno spaccato interessante sul grado di conoscenza e adozione delle diverse tecnologie 4.0.
C’è ancora molto da approfondire sulla concezione di Industria 4.0 da parte degli imprenditori: per il 42% di loro, infatti, rappresenta una rivoluzione che interessa tutte le aree dell’azienda, il 15% ritiene, invece, che il fenomeno implichi l’introduzione di nuove tecnologie come il Wi-Fi, la posta in mobilità e lo smart working. Per il 25% degli intervistati, infine, Industria 4.0 significa evoluzione tecnologica delle aree produttive che generano valore per il cliente, mentre il 18% dei partecipanti al sondaggio dichiara di non sapere esattamente come definirla.
Alla domanda: “Qual è il maggiore ostacolo che vedi nel fare Industria 4.0?” il 29% degli intervistati risponde che gli interventi da effettuare a livello aziendale non sono chiari, mentre per il 24% degli imprenditori il maggiore limite risiede negli investimenti. Inoltre, anche la mancanza di KPI chiari e mentalità diverse, così come di know-how e coinvolgimento del top management rappresentano un chiaro impedimento all’implementazione di tecnologie 4.0 secondo, rispettivamente, il 20% e l’11% degli intervistati.
Alla luce dei dati raccolti dall’indagine A.P.I., tre sono i mercati che, secondo le pmi lombarde, avranno la maggiore espansione all’interno della quarta rivoluzione industriale, nello specifico: il settore della healthcare, in cima alla classifica con il 31% dei voti, quello dell’automotive, secondo con un 25%, e infine quello della smart home, con un 24%.
Tuttavia, nonostante Industria 4.0 e Internet of Things siano ambiti noti per le imprese associate, i risultati del sondaggio dimostrano che la strada per l’adozione di tali tecnologie è ancora lunga: l’82% degli imprenditori dichiara, infatti, che, all’interno della propria azienda, non esiste ancora un controllo digitale e automatizzato della produzione, nemmeno in modo parziale. In aggiunta, ancora il 58% degli intervistati non utilizza macchine utensili a controllo numerico e solo il 20% afferma di avvalersi dell’aiuto di un robot nelle fasi di produzione.
Paolo Galassi, presidente di A.P.I. commenta: “I dati del sondaggio mostrano un ulteriore scenario interessante per le pmi, sempre più coinvolte in questa rivoluzione. In tal senso è importante segnalare l’entusiasmo delle nostre imprese nei confronti delle nuove tecnologie, che rappresentano il futuro dell’economia: i risultati parlano chiaro e vedono il 25% del tessuto imprenditoriale investire nel 2017 in modo importante in ottica 4.0 all’interno dei processi di produzione, contro un 56% degli intervistati che invece prevede di intervenire solo marginalmente e, infine, il 13% che non è propenso a effettuare alcun cambiamento significativo. Questi numeri dimostrano la volontà delle pmi di trasformarsi, valorizzando ancora di più le nostre eccellenze, che ci posizionano come la seconda realtà manifatturiera in Europa dopo la Germania.”









A.P.I., Samsung e Regione Lombardia in prima fila: l’industria 4.0 è prima di tutto un cambiamento culturale
Si è tenuto il 23 marzo presso la Smart Arena del Samsung District, il secondo evento organizzato da A.P.I. sul tema Industria 4.0 dal titolo “A.P.I.: innovazione per l’industria 4.0”. Il cambiamento culturale è il leit motiv emerso dai diversi interventi inteso come investire in innovazione, a favore di una maggiore efficienza operativa e in tecnologia per poter accedere a un flusso continuo di informazioni, la cui sfida è immaginarne sin d’ora le modalità di fruizione per generare nuovi servizi ad alto valore aggiunto che si affianchino o sostituiscano, in alcuni casi, quelli esistenti per poter essere sempre più competitivi sul mercato.
Numerosi e significativi gli interventi dei relatori durante questo secondo incontro, moderato da Giuseppe Stigliano, Docente di Retail & Brand Communication dell’Università IULM di Milano, in cui sono intervenuti Luca Del Gobbo, Assessore all’Università, Ricerca e Open Innovation di Regione Lombardia, Antonio Bosio, Product & Solutions Director Samsung Electronics Italia, Giovanni Anselmi, delegato A.P.I. al tema Industria 4.0, Paolo Galassi, Presidente A.P.I. e Stefano Valvason, Direttore Generale A.P.I. Spiccano, per dare una visione “pratica” di una Industria 4.0, gli interessanti interventi di Italo Moriggi, Fondatore di Skorpion Engineering, e Marco Ungari, Amministratore Ungari Group, che hanno presentato in dettaglio l’evoluzione, in ottica 4.0, delle rispettive aziende.
L’assessore all’Università, Ricerca e Open Innovation di Regione Lombardia Luca del Gobbo dichiara che Regione Lombardia ha in previsione l’implementazione di strumenti come gli Accordi per la Ricerca e l’Innovazione, con i quali è già stato previsto uno stanziamento di 40 milioni a fondo perduto a sostegno del 50% dei costi di 51 progetti, in selezione, che coinvolgono 110 organi di ricerca e 201 imprese, di cui 137 medie imprese lombarde. Un ulteriore finanziamento di 15 milioni di euro è stato messo a disposizione del Fondo dei fondi macroregionale di venture capital e private equity, strumento a sostegno di medie imprese e start up che fanno dell’innovazione il loro punto cardine. Luca del Gobbo, evidenziando inoltre la funzione trainante che la Regione svolge nei confronti dell’intero paese, aggiunge: «Il tema dell'innovazione in quella che viene definita la 4° rivoluzione industriale è certamente di grandissima attualità. Regione Lombardia ha deciso di essere in campo, con coraggio e determinazione, investendo sulla libertà, sulla creatività e sull'entusiasmo delle imprese e dei ricercatori. In questo contesto, la nuova legge regionale "Lombardia è Ricerca e Innovazione" è strutturata proprio per dare una spinta ancora più decisa a un ricco ecosistema, completando un percorso di sostegno al tessuto economico lombardo iniziato proprio nel 2014 e che caratterizza l'attuale legislatura».
Antonio Bosio, Product & Solutions Director Samsung Electronics Italia interviene suggerendo che, nonostante la rivoluzione 4.0 comporti investimenti significativi, è importante considerare quanto i costi per le pmi possano essere drasticamente ridotti grazie all’utilizzo, in ambito industriale, della più accessibile tecnologia consumer firmata anche da Samsung. Antonio Bosio, in aggiunta, dichiara: «L’adozione del digitale in ambito
business, specialmente per le pmi che rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana, non è più rimandabile per continuare a essere competitivi sul mercato domestico e internazionale. È dovere dei vendor e di tutta la industry fare educazione per far comprendere le potenzialità e le opportunità offerte dal digitale, a cominciare dal ritorno sugli investimenti che rappresenta uno dei maggiori ostacoli nell’adozione della tecnologia».
Giovanni Anselmi, delegato A.P.I. al tema Industria 4.0, introduce alcuni dati emersi dall’indagine elaborata da A.P.I., secondo la quale il 42% ritiene che sia una rivoluzione che interesserà tutte le aree dell’azienda e il 24% degli imprenditori dichiara che il maggior limite risiede negli investimenti. Tre i mercati che avranno maggiore espansione: il settore healthcare in cima alla classifica con il 31% dei voti, quello dell'automotive con un 25% e, infine, quello della smart home con un 24%. Questi risultati evidenziano che sono ancora molte le incertezze e gli ostacoli nel “fare” Industria 4.0 per le pmi che nel 29% dei casi non ha chiaro come intervenire. In tal senso, Anselmi sottolinea la vicinanza e il sostegno che l’associazione offre alle aziende associate tramite il progetto sulla manifattura 4.0. Si tratta non solo di incontri informativi, ma di accompagnare le imprese nel cambiamento culturale e nella loro evoluzione attraverso percorsi personalizzati di innovazione dei processi industriali e aziendali.
Paolo Galassi, presidente di A.P.I., rileva la forte necessità di un cambiamento di mentalità all’interno delle pmi stesse, affinché l’adozione della tecnologia 4.0 venga sí riconosciuta come un necessario investimento, ma soprattutto affinché gli imprenditori diventino consapevoli di quanto la tecnologia assicuri notevoli vantaggi anche nel breve periodo. Per questo motivo, ha dichiarato: «Noi, come A.P.I., vogliamo essere vicini alle pmi perchè possano capire che ci troviamo di fronte alla necessità di un cambiamento culturale». Il presidente ha altresì sottolineato che l’introduzione dell’industria 4.0 nelle pmi deve essere innanzitutto sostenuta e tutelata anche dalle istituzioni che non possono assolutamente dimenticare che costituiscono oltre l’80% delle aziende italiane e ne rappresentano quindi il suo tessuto più virtuoso e importante.
Giuseppe Stigliano, docente di retail & brand communication dell’Università IULM e general manager di IULM Innovation LAB, progetto costruito sui presupposti teorici del Lean Start Up Process e dell'Open Innovation, moderatore dell’evento commenta: «Ritengo fondamentale che in un Paese come l’Italia ci si confronti sistematicamente sulle evoluzioni che le innovazioni tecnologiche e digitali possono abilitare. Il comparto imprenditoriale nazionale deve necessariamente cogliere le opportunità insite in questa evoluzione, pena il rimanere tagliato fuori dal contesto competitivo che si andrà delineando già nei prossimi 3-5 anni. Il futuro prossimo di tutte le aziende imporrà di prendere posizione rispetto a temi come l’Internet delle cose, la robotica, le interazioni tra intelligenze artificiali, la comunicazione tra macchine e le modalità in cui tecnologie come la realtà aumentata posso amplificare le percezioni sensoriali degli esseri umani. Il rischio in questi casi è di rincorrere l’ultima innovazione tecnologica, cercando nella tecnologia le risposte. Ma per ogni innovazione che si decide di implementare bisogna considerare che - oltre a essere tecnicamente fattibile ed economicamente sostenibile - deve essere rilevante per le persone, risolva loro un problema, semplifichi un processo. Infine bisogna tenere conto delle ripercussioni che quell’evoluzione avrà sulla struttura organizzativa, sui processi aziendali, sui valori condivisi dalla forza lavoro e sull’identità dell’azienda».
Nella lungimirante introduzione della tecnologia 4.0, spiccano due casi di eccellenza presentati da Italo Moriggi e Marco Ungari, rispettivamente fondatore di Skorpion Engineering e amministratore Ungari Group. Secondo Italo Moriggi, «l’industria 4.0 tocca tanti aspetti della vita dell’azienda, ma soprattutto richiede un cambiamento di mentalità: bisogna pensare e ragionare in modo diverso», e continua: «abbiamo introdotto in azienda macchinari all’avanguardia per l’additive manufacturing che permettono la creazione di diversi prodotti di ambito automotive, industriale, medicale e fashion, con una ricaduta positiva in termini di quote di mercato rispetto agli altri competitor». Marco Ungari, sottolinea come «l’utilizzo creativo della tecnologia consumer, come i dispositivi wearable, le lavagne interattive e gli smartphone sia stato un passaggio fondamentale nel miglioramento della gestione dell’azienda stessa», e continua: «questa implementazione ha portato una forte ottimizzazione dei processi aziendali, un miglioramento nelle performance in generale e alla fine una più elevata soddisfazione dei clienti».
Stefano Valvason, direttore generale A.P.I., conclude l’incontro condividendo il concreto impegno dell’associazione nell’assistenza multidisciplinare alle sue associate, per le quali A.P.I. mette a disposizione corsi di formazione e progetti di accompagnamento personalizzati che vedono però necessaria la partecipazione attiva da parte delle imprese stesse. Valvason ha sottolineato quanto la situazione sia urgente affermando: «Basta riflettere sugli intervalli di tempo tra le varie rivoluzioni industriali. 160 tra la prima e la seconda, 100 tra la seconda e la terza, 40 tra la terza e la quarta. Probabilmente la prossima sarà tra 15 anni, se non prima. Questo significa che non ci sono più tempi lunghi per “metabolizzare” le rivoluzioni e le pmi non reattive si troveranno a non essere più competitive. Per evitare questo, le imprese devono organizzarsi per fare in modo che la ricerca di innovazioni sia un processo continuo e costante, sia dall’interno, che attraverso le opportunità e le idee che arrivano dall’ambiente esterno. A.P.I. sarà al loro fianco e le sosterrà in questo cambio di paradigma che viene definito “open innovation”».

Per maggiori informazioni consulta il sito www.apmi.it